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«Lavorare su se stessi per dare un calcio all’epilessia»

Il videoracconto di Elisa Pattaro

Una storia di crescita. Personale, e in fondo è quello il lato più importante, e professionale, con una rivincita presa sul mercato del lavoro, un cerchio chiuso positivamente. Più semplicemente, la storia di Elisa Pattaro, una giovane ragazza che ha saputo mettersi in gioco e raccontare a noi di Insiemeperepilessia.it, la sua vicenda. Ricordando a tutti che è fondamentale «lavorare su se stessi» per dare «un calcio a una patologia scomoda e imprevedibile».

«La mia epilessia è nata in seguito a un incidente stradale accaduto quando ero molto piccola; è durata qualche anno e si è risolta all'età di circa sei anni. Ho avuto un'infanzia normale e tranquilla, lo stesso per quanto riguarda l'adolescenza – racconta Elisa –. Poi, nel 2015, all'età di 22 anni, la prima crisi dopo tanto tanto tempo. Ho iniziato ad assumere farmaci, a fare controlli periodici, a ridimensionare la mia vita senza enormi sforzi e, tutto sommato, posso dire di non aver troppo sofferto quella scoperta. Viaggiavo molto: prendevo il mio zaino e partivo spesso da sola per qualche giorno in qualche meta europea».

Finché non succede qualcosa. «Poi, nel 2018, ero in una fase della mia vita in cui lavoravo molto (e mi piaceva), seguivo un master in traduzione, avevo mille impegni, molti viaggi in programma. Ed ecco che, in un pomeriggio di giugno mentre ero al lavoro, arriva una crisi. Questo è stato un bel colpo, perché mi ero illusa di aver ridimensionato la mia vita nel modo giusto; ero convinta di poter vivere al 110% delle energie; non pensavo mi sarebbe ricapitato di perdere la patente per un anno e di dover ricominciare tutto da capo».

Comincia così una vita nuova, che Elisa affronta con il piglio giusto. «Ho perso la patente, cambiato lavoro, cambiato casa (per avvicinarmi al centro città, per potermi muovere in bici), cambiato ritmi (di nuovo). Questa volta era davvero crollato tutto e avevo davvero bisogno di ricostruire tutto».

Poco più avanti arriva un episodio spiacevole.  «Qualche mese dopo l'episodio – continua Elisa –  ho fatto una serie di colloqui per una grande azienda nazionale di trasporti per una posizione di assistenza al cliente. Avevo passato tutte le fasi presso l'agenzia di recruiting, e mancava solamente l'ultima fase di visita medica in azienda. Ebbene, non l'ho passata. Il medico del lavoro ha giudicato che, per una posizione di assistenza al cliente/front office, una terapia in corso e un controllo medico costante non fossero abbastanza per rendermi una candidata idonea. Lì per lì, mi sono sentita sbagliata, persa, delusa, e non ho indagato se fosse giusto questo trattamento».

«Attualmente ho di nuovo la patente – prosegue il racconto – ho un lavoro tranquillo ma che mi soddisfa, sto continuando a formarmi nel campo delle lingue e della traduzione, attendo che si possa tornare a viaggiare, e sono soddisfatta di chi sono oggi. Quella crisi nel 2018 è stata un duro calcio, una forte frenata, ma mi ha portato a fare un grande lavoro su me stessa. Comunque la paura c'è sempre, è costante, difficile da mandare via. Ciò che si può fare è stare attenti a non stravolgere i ritmi ed evitare forte stress e, lo ripeto perché lo ritengo fondamentale, lavorare su se stessi. Ironia della sorte, esattamente un anno dopo la crisi del 2018, ho trovato, quasi per caso, un lavoro simile a quello che avevo abbandonato per lo stress che mi provocava: i compiti erano simili ma le competenze richieste erano maggiori e l'azienda era molto più grande e internazionale. Inoltre, era la prima volta che quel progetto veniva avviato in Veneto, quindi avevo in mano una grande responsabilità».

«In quell'anno ero cresciuta: avevo imparato a riconoscere i miei nuovi limiti, a capire quando era il momento di prendersi una pausa, e, un po' più sicura di me, mi sentivo pronta a ripercorrere quella strada – conclude Elisa –. Quest'esperienza è stata un enorme successo e ha avuto un gran valore dal punto di vista professionale e personale; è stata la mia rivincita più grande; il calcio che io ho deciso di dare a questa patologia scomoda e imprevedibile»

 

 

 

 

 

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Insieme per l'epilessia è un progetto dell'Associazione Uniti per Cresce e Aice Padova